Omicidio Macchi si continua a cercare la verità

Omicidio Macchi si continua a cercare la verità
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Omicidio Macchi venerdì 27 ottobre, si torna in aula con il processo d’assise per l’omicidio a Lidia Macchi: la studentessa varesina assassinata con 29 coltellate nel gennaio del 1987.

Omicidio Macchi i legami con Arona

Una vicenda che ha toccato in più momenti la città di Arona. In questa fase l’unico accusato si trova in carcere ed è il 50enne di Brebbia Stefano Binda. Ex studente del liceo aronese negli anni Ottanta, quando l’istituto si chiamava ancora Pietro D’Anghiera e si trovava in piazza San Graziano.
La "prova regina" contro di lui è la lettera inviata all’epoca alla famiglia della vittima il giorno del funerale. Conteneva riferimenti all’omicidio.

La lettera

Il documento è stato attribuito a Binda, quando, dopo anni, era arrivata la testimonianza di Patrizia Bianchi, ai tempi amica di Binda e della stessa Lidia Macchi. La donna raccontò di aver riconosciuto la grafia di Binda vedendo quella lettera tra le immagini mandate in onda da un programma televisivo.

Nuove indagini

Nell’udienza del 17 ottobre è stato dato l’incarico a dei periti di analizzare i quattro vetrini ritrovati nell’anta di un armadio della Medicina legale di Varese. Gli esperti dovranno analizzare se i reperti appartengano alla vittima e verificare la presenza di materiale appartenente ad altri, e poi comparare quel materiale con il dna di Binda.
In attesa dell’esito di questi accertamenti il dibattimento continua.

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